INFRASTRUTTURE PER DIGITALIZZARCI. NON FACCIAMOCI TROVARE IMPREPARATI

Ancora stamani, partecipando telefonicamente a Mi manda Rai Tre, condotto Salvo Sottile, sono stato chiaro: le infrastrutture digitali servono ai territori per ridurre i divari e garantire competitività. È quasi noioso ripeterlo. Non è vero che tutto è stato fatto e che tutto va bene, nel Paese. Per fortuna – o meglio grazie a chi ci ha lavorato e a chi lo ha pensato – si sistemi wireless aiutano dove non ci sono fili, la fibbra. Ma dobbiamo fare molto di più.

Qualche giorno fa, Agendadigitale.it, a questo link (https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/italia-senza-internet-veloce-ecco-i-danni-delle-politiche-sbagliate/) ha pubblicato una mia analisi. Ne riporto un pezzetto:

“Il Paese, come pochi altri in Europa, ha bisogno di un Piano nazionale per la digitalizzazione dei territori. O, se si preferisce, di una Strategia per l’Italia rurale da digitalizzare. Inutile dire che senza infrastrutture, anche le migliori intenzioni di Comuni e imprese vanno poco lontane. Pomaretto, insieme a pochi altri Enti territoriali al di fuori dei cento capoluoghi, rischia di essere tra gli unici che grazie a cloud e servizi digitali possono fare veramente smart working e garantire servizi digitali veri ai cittadini. Le Regioni devono fare la loro parte. Anche sugli impianti. Incentivare smart working ed e-learning (come previsto anche dalla legge 158/2017 sui piccoli Comuni) vuol dire investire sulle reti e mettere sulla stessa linea i Comuni, che scelgono e usano obbligatoriamente il cloud e sistemi informativi che si parlano. Oggi obblighi veri in questa direzione non ci sono. Non esistono sanzioni, ma devono arrivare preso incentivi. Per non farsi trovare impreparati alla prossima emergenza. Avremo imparato?

Già. Avremo imparato? O saremo impreparati?

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