DOVE VA L’OUTDOOR

Paola Molino, bravissima giornalista, direttore dell’Eco del Chisone, ottimo settimanale, mi ha chiesto alcuni mesi fa di scrivere qualche riga attorno alla parola outdoor. Un breve testo, per introdurre lo speciale su sport e territorio, uscito proprio con l’Eco.

Ecco il testo.

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Conoscere e scoprire è l’essenza. Divertirsi e interagire è conseguenza. Siamo pronti per un nuovo patto con il territorio. La montagna è prima di tutto comunità, persone che la vivono, donne e uomini che tengono in vita i paesi. Il paesaggio è da sempre plasmato dall’uomo. È scambio di azioni e di scelte. Per conservare il patrimonio naturale, il nostro “capitale”, dobbiamo sottostare a precisi limiti, che rendono “sostenibile” la nostra presenza sui territori. I flussi turistici, in questo contesto di paesi e di larghi spazi naturali, sono in forte crescita. La montagna è una nuova destinazione solo se sappiamo incontrare chi la vive. Vale per tutti noi. La incontriamo andando verso, portandoci in alto, e frequentando diventando anima di quei territori. Il nuovo turismo vede nelle discipline sportive, per riposarsi e mettere alla prova le nostre capacità, una dimensione di interazione con la natura e con le comunità. Chi sceglie sentieri per camminare o andare in bici, torrenti per rafting e canoa, pareti di roccia per arrampicare, boschi per passeggiate o bagni di foresta, sa che in quel paesaggio si immerge non solo per qualche ora o per una vacanza. Non è un mero contatto con l’ambiente, una esperienza di incontro sportivo all’aperto. La pratica di attività outdoor è molto di più. È diventare parte di un pezzo di montagna che diventa più nostro e non ha solo una chiave di avventura. Perché se fosse solo questo, potremmo metterci alla prova nel futuro del metaverso, nel contesto organizzato di una palestra o di un bosco verticale. Oppure ancora in un artificiale villaggio montano ricostruito indoor in una area artefatta a diecimila chilometri da queste valli. È per questo che oggi ragioniamo di un rapporto più intenso e meno frugale con la montagna. Si impara – non solo per bambini e ragazzi – divertendosi, si registrano limiti fisici e si incontrano i limiti naturali. Il senso del limite, l’importanza di non andare oltre è parte stessa di una montagna diversa. Si va insieme, e si va nell’incontro. A partire da quel paese che non si bypassa per salire, benché la cima non è fisicamente lì. Il paese è la comunità e la disciplina sportiva che diverte e rilassa, ritempra e rigenera, è anche in un bosco pianificato e gestito, in un paese che lavora insieme ai vicini, in una associazione che promuove eventi per dire che la felicità è nella comunità. Il turismo nuovo nella montagna è dimensione connaturata all’anima viva di chi la abita.

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