NON PERDIAMO LA MEMORIA

In una settimana, altre due figure storiche di Vallo se ne sono andate. Vittoria e Fiorenzo, dopo Domenico, lasciano nel paese un ulteriore vuoto. Si sa che la popolazione andrà lentamente a decrescere e i nuovi arrivi (benvenuto, Giacomo!) sono un segno di speranza, che spingono a costruire un futuro su “numeri” diversi dal passato. Non vuole essere questa un’analisi antropologica, ma l’occasione per ricordare Vittoria e Fiorenzo, Domenico che hanno segnato la storia del paese, all’interno della più grande Storia del Paaese, per dirla con l’amico Giancarlo Chiarle, storico.

Ricordiamo tutti Vittoria, il grande amore per Sergio, lo sguardo attento e il cuore grande per lui e Alberto. Sergio e Vittoria sono nella storia di Vallo come lo è Domenico, con il suo negozio varato in tempi difficili insieme con Jeffa, portato avanti per sei decenni con entusiasmo e grande capacità imprenditoriale, “glocal”. Si presta, questo aggettivo, anche per Fiorenzo. La sua famiglia è quella “dij pullman”. Giusepin, fratello di Fiorensu, lo ricordiamo poco noi giovani guidare i pullman, ma io ho di lui l’immagine di quando arrivò la cupola del campanile: lui in cima mentre la gru issava quella particolare figura geometrica con la croce. Fiorenzo, Giusepin, Elena, Edoardo e Marta hanno creato imprenditoria, unito i paesi, generato sviluppo. Prima i pullman poi la LPV. Emblema di un paese che si evolveva e guardava all’esterno. Non sono riuscito a trovare la foto che volevo. Ma quella qui sotto è emblematica. I pullman che corrono sulla strada bianca verso Fiano, 1956. Fiorenzo e Lucia sono una coppia che Vallo deve ricordare.

Ecco il punto. Le immagini di Giusepin sul campanile, del negozio-ferramenta di Domenico e Jeffa, di Vittoria e Sergio, dei “pullman dij Caglio”, sono pubblicate sui “Riscoprirsi comunità” e sui libri di storia di Vallo e della Val Ceronda. Molti le hanno viste, le conoscono bene. Eppure sento che dovremmo urgentemente riscoprire i tratti della storia del paese. Che è, per molti pezzi di Novecento, del tutto peculiare. Nessun paese ha ospitato un Cardinale, tra le più grandi personalità della Chiesa del Novecento che si definiva comparrocchiano e concittadino. Nessuno ha visto una storia di comunità, di parrocchia, che, unica al mondo, ha generato un’esperienza di “tensione alla santità ordinaria” richiamando oltre 200mila persone dal 1967 a oggi. Nessun paese ha creato, in tempi non sospetti, una comunità-alloggio che ha anticipato urgenze di coesione oggi note in molti centri del nord come del sud. Ciascun paese ha la sua storia, vero. Vallo la propria. Con i suoi personaggi, che via via se ne vanno. Nella scuola primaria, in terza, un po’ di storia locale si fa. Ma ricordo bene quella Novena dell’Immacolata del 1997 passata a riscoprire, ogni sera, un decennio diverso della storia di Vallo dal 1967 in poi. Gli under 20 oggi sanno pochissimo di quella storia, di quelle immagini del Novecento, che hanno “fermato” e ci consegnano la partenza dei pullman dei Caglio, le ristrutturazioni della chiesa, la costruzione del Centro parrocchiale, l’arrivo di gruppi da tutto il mondo. E poi i “personaggi” come Dolfu, Piero ‘d Carlin, Fiorenzo, Merican, Ginota, Michin e molti altri. Ci metto anche i nonni Marcello e Tunin.

Lontano dall’amarcord o dal rimpianto, vale la pena di non perdere la memoria. Peraltro, mi ha colpito che Maddalena abbia voluto scrivere e pubblicare la storia della sua famiglia. “Per raccontarla ai nipoti” mi ha detto. Non male. Una bella operazione. Che dovremmo fare come paese. Come parrocchia, come società civile. come intera comunità. Partendo dalle foto, come quelle di Fiorenzo e “dei Caglio” con i loro pullman che hanno mosso il paese verso la Magnoni e tanti altri pezzi di provincia. Chiamatela margine e vi sbagliate di grosso. Domenico, Fiorenzo, Vittoria… raccontano l’emblematica vicenda umana intrecciata nel paese dove i singoli non sono numeri. Deve valere anche oggi. Per questo occorre non perdere la memoria. Cosa saremo nei prossimi anni, lo possiamo costruire partendo da qui.

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