ICOVALLEY PER TRASFORMARE “IVREA CITTA’ DELLE ALPI”

Grazie all’eredità Olivetti, il cui brand “Canavese” è ancora riconosciuto nel mondo. Il Canavese infatti è un territorio di eccellenza sia per la cultura industriale – Ivrea è l’unico sito Unesco in Italia di tipo industriale – che per la presenza di realtà tecnologicamente avanzate e alte professionalità. Nasce da qui ICOValley, da un’idea della senatrice Virginia Tiraboschi, componente della Commissione industria, commercio e turismo del Senato – idea che ho condiviso insieme a imprese e realtà associative, datoriali e istituzionali.

ICOValley si articola in tre sottoprogetti: ICO Valley Brain rivolto ai Digital Makers, ICO Valley Coach basato su un’ Accademia Nazionale del Digitale e ICO Valley Smart per città evolute e sostenibili, smart cities.

 

ICO Valley prevede:

→ Una fiera permanente e una piattaforma multimediale di promozione del Made in Italy, terzo marchio più conosciuto al mondo dopo Coca Cola e Visa

→ Una piattaforma digitale del Made in Italy, dotata di servizi di logistica

→ Un’Accademia Nazionale del Digitale per formare i protagonisti della quinta rivoluzione industriale

→ Un Hub tecnologico delle migliori start up italiane

→ Un luogo fisico di condivisione e sperimentazione delle attività degli artigiani digitali

→ Un grande spazio per un data center italiano ed europeo

→ Un territorio in cui far nascere con il 5G la smart city per integrare ospedali, ambulanze, traffico urbano, nettezza urbana, servizi energetici, municipi.

 

La cultura Olivetti, come qualità di progetto, di prodotto, di processo, di innovazione tecnologica e del “saper fare” italiano, che con etica e lungimiranza ha sempre posto al centro lavoratori e cittadini nell’impresa e nella comunità, è pienamente legittimata a promuovere le risorse e le eccellenze del Made in Italy.

Un modello da esportare e del quale diventare orgogliosamente protagonisti dell’Italia delle Comunità, in cui l’impresa, con i suoi azionisti, lavoratori e cittadini si impegnano a creare valore per tutti, condividendo l’ obiettivo comune di generare ricchezza e benessere attorno alla persona e al suo desiderio di realizzazione, avendo cura del territorio e dell’ambiente circostanti.

 

Questo percorso è un percorso di futuro. Difficile. Che delinea un’azione forte per una Città, Ivrea, che ricostruisce – forte di un suo glorioso ed esemplare passato – un pezzo di futuro. Che non può che essere quello che con Uncem avevamo racchiuso in questo scenario, di Ivrea capoluogo alpino gen2018 – UNCEM

Vale la pena di rileggere questo documento, alla luce dei grandi obiettivi, non certo banali e semplici, ma sfidanti, di ICOValley. Un’idea di Paese, che parte dalla relazione forte delle Città capoluogo con le valli. Facendo dell’innovazione e della sostenibilità le cifre del lavoro, gli assi dell’impegno dei soggetti pubblici (in primis gli Enti locali), le imprese con le loro Datoriali, il terzo settore, il mondo accademico. È una dimensione questa, tipicamente italiana, che va scoperta e plasmata. Ivrea che rilancia un percorso di territorio ampio, di bacino ottimale. con ICOValley che dà una dimensione di futuro, dà elementi di sviluppo per la città e per le valli. Insieme. Perché come scrivevo nel documento “Ivrea capoluogo alpino”: “Smart e Green sono due binari che si intersecano solo con un’adeguata programmazione, di territorio, che superi i confini dei singoli Comuni – come le risorse naturali e ambientali – per generare una crescita inclusiva, prevista anche in tutti i documenti europei della programmazione UE 2014-2020. I due grandi temi della sostenibilità (energetica, ambientale, sociale) e della capacità di produrre, gestire ed utilizzare informazione delle comunità urbane, riassunti sotto il concetto di “smart city” e “smart community” costituiscono il cluster tematico potenzialmente a più alto impatto di innovazione. Gli obiettivi delle smart valley e delle green communities in particolare non sono raggiungibili soltanto con interventi infrastrutturali e tecnologici, ma implicano il pieno coinvolgimento del “capitale umano”. E su questo, sulle comunità resilienti, come ci insegna la “Carta di Assisi”, si gioca la vera partita, le vere sfide.

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