NON FOSSERO STATI UOMINI…
Negli ultimi tempi – grazie anche alla solerzia, alla lungimiranza e alla determinazione di amici come Giovanni Teneggi, Antonio De Rossi, Giampiero Lupatelli, Fabio Renzi – mi convinco sempre di più dell’importanza di una formazione costante e continua per quel “capitale umano” che deve “muovere le montagne”. Diciamo per essere impegnati nelle comunità e sui territori, per costruire, per ripartire. E siccome non basta essere “singoli”, ma nulla si realizza da soli, formare il “capitale sociale” è il solo vero Capitale per rigenerare i territori.
Una necessità che ritorna stasera mentre penso a una generazione di uomini – senza nulla togliere alle donne, ma capirete dopo perché mi fermo a un solo sesso – che ha sempre agito formandosi e per formare, per crescere e per crescere insieme. Pian piano se ne va. Silvano Cola, Vincenzo Chiarle, Guido Bonino, Angelo Perino, Marco Rattalino, Luigi Baccega, Luigi Tarquini, Renato Molinar, Marino e Ferruccio Gambaletta, Enrico e Giovanni Coccolo… A loro, a loro insieme, Vallo ha legato un pezzo decisivo della sua storia del Novecento. Vincenzo non sarebbe stato lo stesso, dal 1962 in poi, senza tutti gli altri. Avevano ben capito che formarsi e far crescere il capitale umano non era una questione di scuole e di titolo di studio. Lo avevano compreso, dall’Ideale che avevano scoperto e donato, che non poteva tutto fermarsi a loro e alle loro idee, diverse, moderne, al passo con i tempi e in una “dimensione mondo” che toglie da ogni provincialismo.
Preti. Ma prima Uomini. Preti ma prima Uomini. Cosa sarebbe successo non fossero stati prima Uomini? Semplicemente sarebbe servito a niente o a pochissimo – diciamolo – il loro essere Preti negli anni e nei decenni permeati dalla novità e dalla primavera del Concilio. Non certo rivoluzionari o tantomeno eroi. Uomini innovatori e pieni di idee, di idee e di impegno, di condivisione e di determinazione. Capaci di essere insieme per crescere.
L’ultimo ad andarsene è stato don Ferruccio Gambaletta. A quattro anni dal fratello, Marino, Architetto, artefice con tanti altri del “Centro”. Insieme, Marino e Ferruccio, erano per noi, per Vallo, “Ca’ Savio”. Erano Cavallino Treporti, Venezia. Lì improvvisamente è morta Maria Orsola Bussone il 10 luglio 1970. In quella casa-campeggio dove siamo passati in tanti, anche solo per qualche ora (lontani – attenzione – da un meta-pellegrinaggio da santità obsoleta e bigotta), per un periodo di vacanza, Vallo ha una sua naturale proiezione. Don Marino e don Ferruccio sono stati questo e tanto altro. Don Ferruccio è stato investito lì, a pochi passi dalla casa-vacanza, l’altra mattina. Morto. Improvvisamente. Come Maria Orsola in quella giornata descritta senza alcuna retorica da Gianni Bianco, in “Evviva la Vita” per San Paolo. La loro 500 di Marino che faceva da spola con la spiaggia (dove i giovani nel 1967 erano insieme in costume!), la doccia, il phon. La morte e il ritorno a casa nel “train de vie” che Gianni racconta con efficacia nell’estate ’70, fino al funerale dove tutto era festa.
Uomini prima di essere preti. Ce ne fossero. Come don Silvano, che ho sempre visto in giacca e cravatta. Come Ferruccio e Marino alle prese con i muri e i terreni del Centro, tra ragazzi di tutto il mondo e chierici come don Carletto arrivati dalla Sardegna o da più lontano. E poi Guido, che a Ciriè, quando faceva i corsi per il Matrimonio, puntava alla Chiesa in uscita, non giudicava e anzi gioiva quando una coppia, una coppia che conviveva da anni, gli annunciò, durante il corso, di essere in attesa di un nuovo figlio. Esultò Guido. Don Guido.
Chiesa moderna, lontana da banalità, dall’essere bigotta moral-sessuale, progressista e “famiglia”. Con un chiaro Ideale e una Spiritualità forte, bella, giovane, aperta, inclusiva. Preti, ma Uomini. Se non sono Uomini, facciano altro. Se sono Preti-Uomini, trascineranno i laici. Anche spiegando che quella messa è un pezzo dell’impegno. Ma non è tutto. Lo dicono in pochi forse perché non sanno cosa vi sia oltre la messa… Più semplice concentrare tutto sulla messa. Il Capitale Umano – lo sappiamo – non si forma lì. Si muove altrove. Si cresce insieme e Ferruccio, Enrico, Giovanni, Vincenzo, Silvano lo avevano ben capito. E senza condividere quello che si vive insieme, nella solitudine, anche del miglior laico impegnato e del miglior Prete o Vescovo, si va poco lontano.
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