QUELLA VOGLIA DI UNA MORATORIA SULLE INUTILI E IMMOTIVATE POLEMICHE POLITICHE (AL POSTO DEL DIALOGO)

Non volevo scrivere qui dell’emergenza sanitaria in corso. Lo fanno in molti, con pensieri articolati e raffinati. Non ne sono capace e non ne ho le competenze.

Mi soffermo però – mi sia perdonato – su una questione che negli ultimi giorni in particolare mi ha “disturbato” e fatto riflettere. Mi hanno spinto a ragionare le parole pronunciate qualche sera fa a Carta Bianca da Cacciari. Duro, ma acuto, pessimista, ma spesso realista, lucido ma sempre al centro di questioni taglienti. “Tutti i leader hanno trattato il Parlamento come un impedimento – ha detto Cacciari – Che poi l’insofferenza verso l’istituto parlamentare viene da lontano. E oggi, che dobbiamo seguire le indicazioni degli scienziati, obiettivamente il Parlamento è impotente. La politica cosa sta facendo? Sta seguendo malamente quello che dicono le autorità sanitarie, la protezione civile, i medici. Però la conseguenza, agli occhi dell’opinione pubblica, è che il Parlamento sarà ancora più insignificante…

E ancora Cacciari: “La ricostruzione? Me l’immagino come la immagino da 30 anni. L’Italia ha bisogno di riforme strutturali a livello istituzionale, non può andare avanti così. Deve stabilire le sue priorità che sono la formazione, la ricerca, i servizi essenziali, la scuola, la sanità. Deve concentrare lì le risorse e le può ottenere se semplifica, de-legifera e sburocratizza radicalmente. Serve un’ottica di impresa in tutti i settori. (…) È necessario fare tutto quello che non s’è fatto in 30 anni. Bisogna responsabilizzare le regioni e avere una nuova classe dirigente, non solo in politica. Per esempio, dov’è il capitalismo italiano? Serve un rinnovamento in tutti i settori. E qui ci metto anche lei, signora Berlinguer o il mio amico Paolo Mieli. Se il paese è andato in pasto ai populismi, è perché ci sono stati giornali e giornalisti che hanno combattuto la “casta”. Contro i partiti e a favore di movimenti e leader. O che erano dell’idea che la politica la dovessero fare quelli che non avevano mai fatto politica. Ci siamo dentro tutti: è bene che si vada a casa tutti“.

Non entro nel merito di queste parole del filosofo già Sindaco di Venezia. Ma portando un po’ avanti, forse banalizzando il ragionamento, mi accorgo che molti rappresentanti istituzionali, politici si direbbe, non hanno ben capito. Sui media, trovano spazio (meno rispetto a gennaio) servizi di polemiche e pastoni dove vi sono attacchi destra-sinistra, governo-opposizione. “Non si è fatto abbastanza”, “Le risorse non sono sufficienti”, “Certe categorie sono dimenticate”. Vale contro il Governo, vale contro le Regioni. E viceversa. Dove il governo è targato PD, Lega e FI sono contro. Dove Lega e FdI sono al governo, PD e Leu dicono le stesse cose che dicono anche Lega ed FI quando sono all’opposizione in altro contesto territoriale. (Ma vale anche in tanti, troppi Comuni, piccoli e grandi, dove le contrapposizioni tra maggioranza e opposizione sono troppo spesso inutili). Perdonatemi. Generalizzo, è vero. Ma sono preoccupato. Perché di mezzo ci va la Politica. Quella che Cacciari chiamava in causa attaccando fortemente chi ha messo in crisi la Casta additandola come inutile, spreco, vergogna dell’Italia. In sostanza, la Politica si è indebolita sotto mille attacchi (anche oggi di una parte di persone che sui social gridano allo scandalo dicendo erroneamente che i Parlamentari stanno facendo niente) mentre mai come oggi abbiamo bisogno di politiche e Politica.

Non è vero che ce ne accorgiamo solo in emergenza. Perché di fatto non ce ne siamo accorti. E la polemica tra le parti, bianco contro nero e viceversa, è più viva che mai, lo dimostra. Inascoltati gli appelli del Presidente della Repubblica che da anni, da sempre forse, richiama a un rinnovato bisogno di Dialogo. Già. Non tutti lo mettono da parte questo approccio, anzi! Ci credono, ci crediamo.

Di polemica politica, in questa fase e sempre, il Paese proprio non ha bisogno. Non ha bisogno di contrapposizioni. Decreti e leggi, risorse e stanziamenti, bandi e decisioni, vanno portati in porto allontanando le contrapposizioni e privilegiando il confronto. Le parti si parlano e hanno opinioni divergenti, ovvio, ma perché non evitare di gridare dai tetti quello che manca evocando lo scandalo, costruendo invece, senza ostruzionismo, dei migliori percorsi? Ho fiducia in un progresso di questo tipo. Il Movimento politico per l’Unità, cresciuto nel solco del carisma di Chiara Lubich, in fondo ci mette di fronte alla necessità di una fraternità capace di contagiare le parti, farle riflettere su come confrontarsi, mette in luce il positivo che unisce e non il negativo che divide. Con le polemiche, le facili sentenze da social, sia per eletti che per elettori, non si va verso riforme, non si ottiene alcuna trasformazione. Ingenerano poca fiducia collettiva, queste polemiche. Minano la stessa Politica. Che invece ha bisogno per alimentarsi di senso di appartenenza, coesione, decisioni condivise, confronti meno accesi, critiche più efficaci. E forse anche di meno video in diretta su facebook, più ragionamenti, di scambio di opinioni non suggellate da scientifiche evidenze ed analisi ex ante di quanto si sta proponendo. Il Parlamento è il luogo del dialogo, del confronto e della decisione, del rapporto tra cittadini, del patto rinnovato eletto-elettore. Della Democrazia.

L’emergenza sanitaria in corso spinga verso una moratoria della polemica politica, da qualsiasi parte venga.

Cacciari, netto e chiaro (forse troppo?), è comunque da approfondire: “Bisogna finalmente mettere mano alle riforme di sistema, istituzionali, amministrative, sburocratizzare tutto, de-ministerializzare tutto. I discorsi che si fanno da anni, si devono realizzare subito. Per questo dico che nulla deve essere come prima. Perché se tutto è come prima, è una tragedia. Se tutto cambia, allora ce la possiamo fare. Tutti insieme con l’Europa, ovviamente“.

Concludo con Chiara, definita “donna del dialogo”. Questo saggio concentra il suo pensiero attorno a dialogo e comunione. Con un’espressione chiara che mi piace particolarmente: “Il dialogo riguarda, quindi, tutti coloro che non vivono in comunione nel senso forte della parola. Una “comunità in dialogo” deve puntare a questo: «Le altre persone costituiscono il campo d’amore, d’attenzione, di dialogo delle prime»“.

Da una mistica a un fisico, David Bohm, che scrive: “Lo scopo di un dialogo non è di analizzare le cose o di vincere una discussione o di scambiare le nostre opinioni. È, piuttosto, di sospendere le nostre opinioni per considerare le opinioni di tutti, per ascoltarli e poi sospenderli, per vedere che cosa viene fuori da tutto questo… A noi sta semplicemente solo condividere l’apprezzamento dei significati e da tutto questo processo la verità emergerà senza preavviso e non come nostra scelta. Tutto può muoversi tra di noi. Ogni persona può partecipare al processo di senso dell’intero gruppo. Questo si può definire come vero dialogo. Il dialogo è il modo collettivo di aprirsi al giudizio, al discernimento, all’ipotesi”.

 

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